Spietate promesse, Rebecca Ross - recensione
Oggi vi propongo la recensione del finale di una dilogia molto famosa: Spietate promesse. Se non avete letto il primo libro potete trovare la recensione qui
Vorrei vedere le tue parole avvampare insieme alle mie.
Vorrei che l’amore vincesse sulla guerra.
Questo volume, a mio parere, è più debole del precedente. Infatti i problemi presenti nel primo emergono ancora con più forza in Spietate Promesse.
All’inizio la storia cerca di creare dei parallelismi con il libro precedente, in particolare cercando di mantenere l’elemento epistolare che caratterizza la saga. Il risultato è riuscito solo a metà perché trovo che alcune cose sono state affrontate troppo rapidamente. In generale questo è un problema dell’intero libro perché si perde in flussi di coscienza o discorsi tra i protagonisti molto poetici ma che occupano abusivamente lo spazio che sarebbe dovuto toccare ad alcuni eventi che avvengono invece, troppo velocemente.
Lo si nota in particolare con i personaggi secondari. Il libro è così egoriferito a Iris e Roman che i personaggi sono mere comparse: la loro evoluzione e la loro storia avvengono interamente “dietro la telecamera” ci vengono semplicemente riferite quando sono “costretti” ad entrare in scena perché la loro presenza indispensabile. Questo elemento mi ha infastidito tantissimo durante la lettura.
Fortunatamente la caratterizzazione di Roman e Iris è perfetta, soprattutto quella di Roman, che ha mostrato un lato più umano e vulnerabile. In più il loro rapporto è stupendo.
Un’altra cosa che ho apprezzato è che, a parte il finale, il libro non è prevedibile. Alla fine di ogni capitolo mi ripetevo “e ora cosa succederà?”.
Il finale, come ho già lasciato intendere, è prevedibile, molto semplice, ma onestamente lo preferisco in questo modo.
In conclusione, sebbene Spietate promesse non sia all’altezza di Divini Rivali l’ho trovato molto bello e consiglio l’intera dilogia.
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