Così si perde la guerra del tempo - Blog tour - Le lettere di Rossa e Blu

novembre 01, 2020
Prosegue il blog tour dedicato a "Così si perde la guerra del tempo". Ringraziamo Cristina e la casa editrice per l'organizzazione. Oggi è la terza tappa e noi, vi parliamo delle lettere di Rossa e Blu, le due protagoniste. 

Trama: Tra le ceneri di un mondo in rovina, un'agente del comandamento trova una lettera: "bruciare prima di leggere". Inizia così la strana corrispondenza tra due agenti rivali, Rossa e Blu, emissarie di due fazioni in lotta, ciascuna desiderosa di controllare il passato per dominare il futuro. Ma quella che è iniziata come una sfida a distanza presto si trasforma in qualcosa di diverso. Qualcosa di epico. Qualcosa di romantico... Qualcosa che potrebbe farle uccidere. Perché in fine dei conti c'è una guerra in corso. E qualcuno deve vincerla. Non è così che funziona? (goodreads)


Il fulcro della storia è proprio la curiosa corrispondenza che nasce tra le due. Io e Jules abbiamo deciso di condividere e parlare delle nostre lettere preferite, io ho selezionato quella che preferisco di Rossa e Jules quella che preferisce di Blu.

Iniziamo! 


Jules
Blu è il mio personaggio preferito e sono contenta di dover parlare delle sue lettere. Sono molto belle ed è stato difficile sceglierne una. Ogni lettera è unica non solo per le sue parole e per il nomignolo che cambia di volta in volta, ma anche per come viene scritta e recapitata.
La lettera che ho scelto è quasi a metà del libro, quando le due protagoniste iniziano ad aprirsi di più e la volontà di conoscere e farsi conoscere supera il desiderio di sfida. 
Questa lettera coinvolge una foca e si apre con "Cara Rossa di Mattina" 
Questo è il nome che userò per riferirmi ad essa. 

Cara Rossa di Mattina è un monologo sui legami e sulla fame, e questo è il motivo principale per cui è diventata la mia preferita. 
Parla del bisogno di essere, e contemporaneamente di divenire. Si avverte la sua solitudine e il desiderio di trovare qualcuno a cui appartenere e che ti appartiene. 

molto difficile, fare amicizia quando vorresti consumare, trovare chi, quando chiede “Ci sei ancora”, quando chiude una lettera con “Tua”, lo dice sul serio.

E' fame di legami, così forte e così condivisibile che le sue parole mi sono entrate subito dentro. 
Vi lascio con la mia citazione preferita della lettera che è anche la mia preferita dell'intero libro:
La brama, questa brama di possedere, di diventare, di frangermi come un’onda sullo scoglio e riformarmi, e frangermi ancora, e scorrere via.
P.s. In questa lettera ci sono molti post scriptum e io li amo solitamente,quindi ne condividerò uno anche qui.

P.P.S. Continuavo ad annodare il tuo nome di notte, ma questa formula di saluto mi sembrava più saggia… Ho imparato che, anche quando bel tempo si spera, a volte la pioggia si avvicina.


 

Ophelia.

La lettera di Rossa che ho scelto è un po’ più lunga del solito. Tra le parole vediamo per la prima volta uno spiraglio della sua vita, le sue riflessioni, le sue incertezze ed il suo passato. La lettera inizia con una frase che mi ha colpito molto:

“Credo che nessun filo sia una sola cosa: ci addestrano alla piena consapevolezza di questo concetto. Ciascun filo ha sfaccettature, uncini, barbigli, utili in modi diversi a seconda di come si collegano. Il principiante crede che un solo cambiamento renderà il filo così, o cosà. Un evento – un’invasione, uno spasmo o un sospiro – è come un martello: un lato liscio e perfetto per piantare i chiodi, l’altro ad artiglio per liberarli.”

Ed è vero. È un po’ come “l’effetto farfalla”: così come un singolo battito d’ali di una farfalla può cambiare le sorti del mondo, tanti piccole azioni di Rossa e Blu possono modificare il corso della storia di ogni ciocca. Questo aspetto del racconto mi ha fatto pensare prima di tutto al film “The butterfly effect” e poi anche al racconto breve di Ray Bradbury “Rumore di tuono”, in entrambi è fondamentale la presenza di piccoli cambiamenti nel passato che modificano le sorti del futuro.

Con questa breve introduzione Rossa fa luce su un aspetto importante, giunge ad una consapevolezza nuova.

“Mi chiedo, in quest’ottica, quanto del tuo lavoro mi abbia aiutata, e viceversa: una domanda che va oltre le mie capacità di calcolo.”

È qui che scatta la serratura. Che Rossa lascia entrare dentro di sé – lentamente – Blu.  E poi arriva al punto in cui non riesce più a trattenere le parole, divorata dalla stessa curiosità della sua rivale.

“Chiedi della fame. Chiedi, in particolare, della mia fame. Risposta breve: no. Risposta più lunga: non credo? […] Ma la fame che descrivi tu – quella lama che squarcia la pelle, il logorio simile a quello del fianco di una montagna battuto dalle intemperie, il vuoto – mi suona bellissima e familiare.”

Familiare. Ci siamo. È proprio il punto che stavamo aspettando. Quello in cui possiamo vedere come Rossa è diventata ciò che è. C’è un racconto, bellissimo, intenso, privato, quella porta che Rossa lascia attraversare solamente a Blu, ma che noi abbiamo il privilegio di varcare:

“Una volta ho letto un fumetto su Socrate. […] Una sera, mentre i suoi commilitoni dormivano, lui ha cominciato a riflettere. È rimasto immobile, perso nei pensieri, fino all’alba, quando ha trovato la risposta alla sua domanda. Mi sembrò molto romantico, all’epoca. Quindi lasciai la mia capsula e vagai su nel passato e molto lontano, lontano dal chiacchiericcio e dal controllo reciproco. Trovai la cima di una collina in un mondo piccolo, respirabile ma vuoto, e rimasi lì come Socrate nel fumetto, persa nei pensieri, il peso su un piede solo, immobile. Il sole tramontò. Le stelle sbocciarono. (Sono come rose, no? O qualcosa del genere. L’ha detto Dante.) Mi resi conto che, mentre le orecchie si abituavano al silenzio, riuscivo ancora a sentire le altre: le nostre chiacchiere pullulavano nei cieli; le nostre voci riecheggiavano tra le stelle.”

Questa parte è decisamente la mia preferita, questo perché mi sono rivista molto in Rossa. La necessità di isolarsi, di fermarsi e allontanarsi da tutti, anche da chi vogliamo bene è qualcosa di universale. Prendersi del tempo per se stessi, per riflettere o anche solo per ascoltare la natura, qualsiasi cosa essa ci voglia dire. Per guardare le stelle, le loro strane congiunzioni, per farsi accarezzare dal vento, per provare istinti naturali: paura, fame, solitudine. Ma anche quando sei solo, non sei abbandonato a te stesso.

La solitudine - paradossalmente - attira gli altri, arrivano domande e tu sai che alcune persone ci sono per te, ma semplicemente non riesci a parlare, non riesci a dire nulla.

“Mi si fecero intorno. Sussurri all’orecchio: «Stai bene? Ti serve aiuto? Con noi puoi parlare. Sempre».  Li mandai via. Ciascuno ha diritto alla propria riservatezza, quindi mi rifiutai di farmi vedere. Ero l’unica persona su quel minuscolo pianeta, e feci diventare buio il mondo.”

Hai bisogno di tempo. Non di risposte o soluzioni. Solo di tempo.

“Scrivere mi sembra più difficile del dovuto. Ma anche più facile del dovuto. Mi contraddico. I geometri si vergognerebbero di me.”

Ma dopo che quel tempo è passato cosa provi? Desideri oppure no che qualcuno si accorga di te? È un pensiero paradossale, confuso, eppure dentro di te sai, vuoi che qualcuno ti veda. Non tutti, solo qualcuno.

“Le lacrime si asciugarono. E mi sentivo sola. Mi mancavano le voci. Mi mancavano le menti che c’erano dietro. Volevo essere vista. Quel bisogno si è fatto strada dentro di me. Era una bella sensazione. Non so come paragonarlo a qualcosa che potresti conoscere, ma immagina una persona unita a una Cosa, una divinità artificiale grande quanto le montagne, costruita per combattere guerre negli angoli più lontani del cosmo.”

E forse quel qualcuno c’è, lì da qualche parte, solo che tu non lo sai ancora.





























Nessun commento:

Powered by Blogger.