La guerra dei papaveri - Review party
Ma le sorprese non sono sempre buone.
Man mano che indaga le proprie facoltà , grazie a un insegnante apparentemente folle e all’uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l’unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri.
Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto. (amazon)
“Se
fossi tu la vittima, cosa diresti al tuo aguzzino per convincerlo che sei una
persona? come faresti a suscitare in lui una scintilla di empatia? Ma perché
mai al tuo oppressore ciò dovrebbe interessare?”
Quando
io e Jules abbiamo deciso di intraprendere quest'avventura non immaginavo che
mi avrebbe catapultata in una storia così bella. Premetto che i fantasy con ambientazione
orientale sono il mio punto debole, essendo da sempre appassionata di Estremo
Oriente. “La guerra dei papaveri” non fa eccezione, anzi! È un esempio perfetto di storia ben strutturata,
scritta divinamente (perdonate il gioco di parole) e con personaggi che
riescono a suscitare emozioni molto forti.
Sono
felice di aver conosciuto questo libro, quest’autrice che ha tanto da dire, che
con la sua storia è riuscita a dare una scossa al mio Mondo. Nell’approfondimento
storico di cui abbiamo trattato io e Jules, si è parlato di tanti temi importanti,
vi consiglio di leggerlo per poter entrare nel cuore del libro e per capire
cosa si nasconde dietro il conflitto tra il Nikan e Mugen, dietro alle barbarie
e alle atrocità perpetrate durante la guerra, da un popolo e dall’altro.
Ora
vorrei però concentrarmi sulla storia e sulle vicende narrate. Sicuramente c’è
un susseguirsi di colpi di scena e pian piano ci viene spiegato tutto ciò di
cui abbiamo bisogno per poter comprendere il quadro storico-politico. È proprio
questo l’elemento predominante. Una volta entrati nel vivo della guerra non ci
sono più altri temi importanti e in un preciso punto della storia il lettore lo
capisce: viene trascinato nel conflitto, non gli importa più nulla, attende, divorando
le pagine, il prossimo attacco, la prossima mossa, la strategia che i
protagonisti attueranno per evitare di essere conquistati.
La
parte iniziale, invece, è più lenta, ma rispetto ad altri libri che hanno
bisogno di “carburare”, risulta comunque veloce. Il primo capitolo l’ho divorato,
la crudezza del linguaggio e delle vicende è inevitabile, ma anche affascinante.
Il modo in cui Rin si prepara per il KÄ“jÇ”, le pene corporali che si infligge
per studiare sono qualcosa che mi hanno colpito profondamente. Credo che quando
un libro ti lascia riflettere persino su cose che dai per scontate, merita di essere
letto e conosciuto ovunque. Più la storia procede più il libro si lascia
divorare, finché non si arriva a dei punti davvero difficili da digerire. Cose
che ti restano in testa per giorni e non puoi far a meno di desiderare con tutto
te stesso di cancellare quelle pagine così terribili della storia. L’elemento
fantasy è importante ma non attira tutta l’attenzione. È vero, avere un Dio
dalla propria parte fa comodo, ma la guerra non è solo forza bruta, è strategia,
è ragionamento tattico, per vincere non bastano gli Dei.
Per
quanto riguarda i personaggi mi sono subito affezionata ad alcuni di loro (ovviamente)
e sono dell’idea che Jiang sia uno dei migliori. Discorso diverso con Nezha,
per cui nutro sentimenti contrastanti: mi piace, ma avrei preferito leggere
qualcosa in più su di lui (magari una novella extra su alcune vicende che ha
vissuto). Rin è estremamente umana, nel senso che è scritta molto bene. A volte
mi trovavo ad essere d’accordo e pensarla esattamente come lei, altre volte ero
piena di dubbi su ciò che è giusto e sbagliato, insomma ho vissuto alcune
emozioni proprio in simbiosi con questa protagonista. Poi ci sono alcune cose
per cui non la capirò mai, tipo i sentimenti che prova, ma riflettendoci anche
questo è normale. Una ragazza che non ha mai avuto amici, che non sa cosa vuol
dire essere amata (non solo in senso romantico), difficilmente riesce a far
chiarezza su ciò che prova. Comunque, aggiungo che non c’è davvero nulla di
romance in questa storia, cosa che apprezzo tanto e non perché non ami il
romance (io lo adoro), ma perché credo che sia stata molto saggia la scelta dell’autrice
di concentrarsi solo ed esclusivamente su alcuni temi. Non mancano personaggi
razionali, come Kitay, che nella storia hanno proprio il ruolo di risvegliare
la coscienza di Rin, sopita, spesso, dalla continua sofferenza di cui è spettatrice.
La
storia è davvero bella, merita di essere letta e conosciuta quindi non posso
far altro che suggerirvi di entrare in questo mondo fatto di Dei, guerra, vendetta…
ma anche giustizia e speranza, tanta speranza.
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