La guerra dei papaveri - Review party

ottobre 18, 2020

Oggi vi proponiamo la recensione di "The poppy War", "La guerra dei papaveri" di Kuang.
Ringraziamo la casa editrice per averci permesso di leggere il libro in anteprima per potervi dare la nostra onesta opinione e ringraziamo Spill the book per aver organizzato questo review party.
Potete leggere il nostro approfondimento "Realtà e finzione: gli eventi storici a cui è ispirato il libro - Every fandom has a story" qui.
Queste invece sono le altre date del blog tour e review party:



Trama
Rin ha passato a pieni voti il kÄ“jÇ”, il difficile esame con cui in tutto l’Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che andranno a studiare all’Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti: per i censori, increduli che un’orfana di guerra della provincia di JÄ« potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard – la scuola militare più esclusiva del Nikan – è stato ancora più sorprendente.
Ma le sorprese non sono sempre buone.
Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l’antica e semileggendaria arte sciamanica.
Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente folle e all’uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l’unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri.
Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto. (amazon)

 


Ophelia. 

“Se fossi tu la vittima, cosa diresti al tuo aguzzino per convincerlo che sei una persona? come faresti a suscitare in lui una scintilla di empatia? Ma perché mai al tuo oppressore ciò dovrebbe interessare?”

Quando io e Jules abbiamo deciso di intraprendere quest'avventura non immaginavo che mi avrebbe catapultata in una storia così bella. Premetto che i fantasy con ambientazione orientale sono il mio punto debole, essendo da sempre appassionata di Estremo Oriente. “La guerra dei papaveri” non fa eccezione, anzi! È  un esempio perfetto di storia ben strutturata, scritta divinamente (perdonate il gioco di parole) e con personaggi che riescono a suscitare emozioni molto forti.

Sono felice di aver conosciuto questo libro, quest’autrice che ha tanto da dire, che con la sua storia è riuscita a dare una scossa al mio Mondo. Nell’approfondimento storico di cui abbiamo trattato io e Jules, si è parlato di tanti temi importanti, vi consiglio di leggerlo per poter entrare nel cuore del libro e per capire cosa si nasconde dietro il conflitto tra il Nikan e Mugen, dietro alle barbarie e alle atrocità perpetrate durante la guerra, da un popolo e dall’altro.

Ora vorrei però concentrarmi sulla storia e sulle vicende narrate. Sicuramente c’è un susseguirsi di colpi di scena e pian piano ci viene spiegato tutto ciò di cui abbiamo bisogno per poter comprendere il quadro storico-politico. È proprio questo l’elemento predominante. Una volta entrati nel vivo della guerra non ci sono più altri temi importanti e in un preciso punto della storia il lettore lo capisce: viene trascinato nel conflitto, non gli importa più nulla, attende, divorando le pagine, il prossimo attacco, la prossima mossa, la strategia che i protagonisti attueranno per evitare di essere conquistati.

La parte iniziale, invece, è più lenta, ma rispetto ad altri libri che hanno bisogno di “carburare”, risulta comunque veloce. Il primo capitolo l’ho divorato, la crudezza del linguaggio e delle vicende è inevitabile, ma anche affascinante. Il modo in cui Rin si prepara per il KÄ“jÇ”, le pene corporali che si infligge per studiare sono qualcosa che mi hanno colpito profondamente. Credo che quando un libro ti lascia riflettere persino su  cose che dai per scontate, merita di essere letto e conosciuto ovunque. Più la storia procede più il libro si lascia divorare, finché non si arriva a dei punti davvero difficili da digerire. Cose che ti restano in testa per giorni e non puoi far a meno di desiderare con tutto te stesso di cancellare quelle pagine così terribili della storia. L’elemento fantasy è importante ma non attira tutta l’attenzione. È vero, avere un Dio dalla propria parte fa comodo, ma la guerra non è solo forza bruta, è strategia, è ragionamento tattico, per vincere non bastano gli Dei.

Per quanto riguarda i personaggi mi sono subito affezionata ad alcuni di loro (ovviamente) e sono dell’idea che Jiang sia uno dei migliori. Discorso diverso con Nezha, per cui nutro sentimenti contrastanti: mi piace, ma avrei preferito leggere qualcosa in più su di lui (magari una novella extra su alcune vicende che ha vissuto). Rin è estremamente umana, nel senso che è scritta molto bene. A volte mi trovavo ad essere d’accordo e pensarla esattamente come lei, altre volte ero piena di dubbi su ciò che è giusto e sbagliato, insomma ho vissuto alcune emozioni proprio in simbiosi con questa protagonista. Poi ci sono alcune cose per cui non la capirò mai, tipo i sentimenti che prova, ma riflettendoci anche questo è normale. Una ragazza che non ha mai avuto amici, che non sa cosa vuol dire essere amata (non solo in senso romantico), difficilmente riesce a far chiarezza su ciò che prova. Comunque, aggiungo che non c’è davvero nulla di romance in questa storia, cosa che apprezzo tanto e non perché non ami il romance (io lo adoro), ma perché credo che sia stata molto saggia la scelta dell’autrice di concentrarsi solo ed esclusivamente su alcuni temi. Non mancano personaggi razionali, come Kitay, che nella storia hanno proprio il ruolo di risvegliare la coscienza di Rin, sopita, spesso, dalla continua sofferenza di cui è spettatrice.

La storia è davvero bella, merita di essere letta e conosciuta quindi non posso far altro che suggerirvi di entrare in questo mondo fatto di Dei, guerra, vendetta… ma anche giustizia e  speranza, tanta speranza.




Jules.
La guerra dei papaveri era in cima alla lista dei libri da leggere e sono contenta di aver finalmente avuto l'opportunità di leggerlo. Però, devo ammettere, per me si sta rivelando davvero difficile da recensire. Non so come commentarlo e non so come descriverlo, perché per me questo libro è semplicemente giusto. I personaggi, la trama, lo stile, sono come dovrebbero essere. Non è un capolavoro, c'è del grezzo, ma il libro ha raggiunto la sua personale perfezione. 
Mi spiego meglio, leggendo ho avuto la sensazione di ascoltare un bravo oratore, un cantastorie uscito dai miti che me ne racconta un altro.
Non puoi recensire una cosa così, puoi solo ascoltare e rimanere affascinato. Puoi commentare le azioni dei personaggi, il messaggio che esso veicola, puoi mostrare interesse per la cultura, per la mitologia, ma non puoi fare altro.
Forse è dovuto al fatto che c'è una forte commistione tra realtà e fantasia. Infatti l'autrice non si è semplicemente ispirata alla storia cinese, ha preso lo sciamanesimo ha preso la storia del suo paese e li ha trasformati nella storia di Rin.
Quindi sì, mi sento un po' a disagio a recensirlo. Però qualcosa posso dirla.
Posso dirvi che questo è un volume molto introduttivo. Sì lo so, ogni primo volume è un'introduzione, ma ho avuto la sensazione che questo fosse un allenamento per me e per Rin in attesa della vera storia. Secondo me il meglio deve ancora venire, o forse il peggio, visto che in questa storia non c'è nulla di felice. Infatti è un libro brutale. C'è la guerra ed essa viene descritta senza filtri, in più come tutte le guerre reali, non ci sono buoni o cattivi. 

La guerra non determina chi ha ragione. La guerra determina chi resta.

Non leggetelo se non siete sicur* di poter affrontarlo. Penso, almeno vale per me, che la cosa che rende alcune parti difficili da digerire è proprio la consapevolezza che non è invenzione. 
Altri libri e show, anche quelli più crudi, anche se realistici e veri, rimangono relegati al fantasia, ma qui è reale. Leggevo e non riuscivo a smettere di pensare alle persone che avevano vissuto quelle esperienze, ma che la storia ha deciso di dimenticare. Mi ha scioccato perché abbiamo avuto bisogno di un'opera fantasy per ricordarli. Scusate, mi sto dilungando su questa cosa, ma penso che sia importante per capire l'importanza non soltanto per i lettori cinesi ma per la comunità asiatica che il libro ha, ma soprattutto per me è una chiave per capire meglio l'autrice e le sue intenzioni.

Tornando alla trama, secondo me si può dividere in due parti, una prima più lenta il cui compito è quella di farci abituare a questo mondo e soprattutto per permetterci di conoscere Rin, e una seconda parte molto più dinamica.

Rin è un personaggio che sono riuscita a comprendere del tutto. Mi piace, ma ci sono stati dei momenti in cui ho davvero avuto difficoltà a capire la linea dei suoi pensieri. Comunque penso sia una delle caratterizzazioni femminili più interessanti che mi è capitata di leggere negli ultimi tempi. Tutto ciò che posso dire è che non è un'eroina. Questa è la storia di un'antieroina, o forse è l'inizio della storia di un villain. Chi può dirlo! 
Però sono convinta che non vi lascerà indifferenti.
Secondo me gli altri personaggi non hanno avuto abbastanza spazio ma molti di loro mi sono piaciuti e spero di vederli di più. 

Non so davvero cosa aspettarmi del prossimo libro, ma non vedo l'ora di leggerlo.

Voto: 4/4.5 diverso dall'idea che mi ero fatta.




Info

Titolo: La guerra dei papaveri (the poppy war)
Autore: R.F. Kuang
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo di copertina: 22 euro
Pagine: 516

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