La vita invisibile di Addie LaRue review party



Bentornati a questo secondo appuntamento dedicato a La vita invisibile di Addie LaRue, questa volta con la nostra recensione. 
Qui trovate la nostra presentazione e tutte le informazioni utili sul libro. Ringraziamo la casa editrice per la copia.
Ecco un promemoria sulle date dei vari appuntamenti in modo da poter recuperare tutti gli articoli.
Trama: Nel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l’immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna.
Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli.
Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima.
Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome.



Ophelia: Victoria Schwab torna con un nuovo libro. "La vita invisibile di Addie LaRue" è un storia che difficilmente riuscirei a definire. Il concetto alla base mi ha affascinata molto, ed ero davvero carica di aspettative per questo titolo, aspettative che non sono state ripagate pienamente, ahimè.

C'è una parte di me che ha adorato il tema trattato in questo libro e un'altra che ha odiato il modo in cui è stato raccontato. Prima di tutto devo dire che sin dall'inizio ho trovato un po' di analogie con un film che ho visto nel lontano 2013: "Adaline, l'eterna giovinezza". A partire da quel momento non sono più riuscita a godermi il libro come qualcosa di nuovo. Sentivo costantemente l'ombra di quel film gravare sulla lettura e ciò mi ha un po' bloccata (mettete anche lo slump in cui sono attualmente e avremo una vera e propria tragedia ahahah). 

Ci sono alcune parti del libro che si lasciano leggere molto bene, io ho adorato quelle del passato, mentre quelle ambientate quasi ai giorni nostri, a New York, le ho trovate un po' noiose e non molto intriganti. 

Addie vive per trecento anni, come una fuggiasca, una persona che non può avere nessun tipo di legame, ogni volta che esce dal campo visivo di qualcuno quella persona irrimediabilmente si dimentica di lei. Una vita da sola, dove l'unica compagnia che ha è chi si fa beffe di lei e cerca in ogni modo di sottrarle l' anima. Una divinità che non andrebbe mai pregata dopo il tramonto, che può essere come un amante: generoso e spietato, che assume la forma dei tuoi desideri solo per sottrarti tutto ciò che ami. 

Poi la strana giostra del destino inizia a muoversi e la vita di Addie cambia: arriva Henry. L'unica persona che non si dimentica di lei. Henry, il ragazzo che ha fatto un patto ancor più strano e terribile. 

Addie e Henry sono due aghi di una bilancia. Lei desidera la vita, vuole vivere e finisce per perdere tutti, lui desidera l'amore, anche a costo di sacrificare se stesso. 

Sono due personaggi diametralmente opposti, eppure ognuno dei due insegna all'altro un po' di sè. 

E quel segno, che Addie cerca di lasciare ma che finisce irrimediabilmente cancellato come un'impronta sul bagnasciuga, diventa finalmente qualcosa di tangibile. 

Ho apprezzato la trama, lo stile dell'autrice e il modo di narrare gli eventi, ma di meno i troppi cambi da un capitolo all'altro. Non mi è piaciuto molto dover intervallare un capitolo intrigante del passato ad uno noioso e troppo introspettivo del presente. Non fraintendetemi, adoro i romanzi introspettivi e riflessivi ma anche quando seguono un flusso preciso, durante questo libro per me era molto facile perdere la concentrazione tra un capitolo e l'altro, perché nei capitoli ambientati nel presente non succedeva quasi nulla che mi entusiasmasse. Insomma il libro ci ha messo un po' a carburare ma dall'arrivo di Henry l'ho apprezzato mooolto di più, perché ho sentito finalmente che la storia avrebbe preso una direzione precisa. 

Ci sono molti momenti della vita di Addie che avrei approfondito volentieri e penso che se l'autrice si fosse concentrata su quelli piuttosto che su alcuni capitoli ambientati nel presente sarebbe stato meglio! 

Detto questo non so se consigliare o meno questo libro. E' bello? Sì, ma non è una di quelle letture evergreen, bisogna essere nel mood di qualcosa di riflessivo e molto introspettivo, come dicevo prima.


Fanart ufficiale rosiethorn88

Jules: Se dovessi usare soltanto una parola per descrivere questo libro direi "melodrammatico" se ne dovessi usare due, aggiungerei "noioso". Se ne dovessi usare tre, no fermiamoci. E' difficile parlare di un libro che ha strappato il cuore di così tante persone, mentre tu vorresti dimenitcare.  Ti chiedi cosa c'è che non va in te,ma la verità è che in questo momento vorrei essere una delle tante persone che dimenticano Addie una volta che ha svoltato l'angolo.
Ho scritto questa recensione dopo averlo finito, in un momento di rabbia perché questo è il più grande spreco di idee che abbia mai visto. Perché anche se non è una storia che può vantare l'aggettivo originale, è una storia molto bella, e soprattutto affronta temi che sono infiniti, in cui c'è sempre qualcosa da dire. Invece la Schwab ha reso la storia così noiosa e eccessivamente lirica dal renderla irritante e vuota.
La vita invisibile di Addie LaRue parla di una giovane sognatrice che ha difficoltà ad adattarsi alla grigia vita di giovane moglie in un paesino di campagna nella Francia del diciottesimo secolo.
E così prega. Gli dei sbagliati.
Arriva l'Oscuro e lo convince a fare un patto. Una vita libera, ancorata a nessuno in cambio della sua anima, che gli donerà quando sarà stufa.
Addie scopre a sue spese che libertà significa essere completamente cancellata dal mondo. Le persone si dimenticano di lei quando esce dal loro campo visivo. Non può pronunciare il suo nome. Non può creare.
Eppure trova un modo per lasciare un segno nella storia.
Nelle note di una musica. Nel bozzetto di un ritratto. Ispirando scultori, artisti, scrittori.
Passano così trecento anni, con Addie che "vive" una vita quasi invisibile e Luc, il nome che lei ha dato alla sua ombra, che torna anno dopo anno per farla crollare e spingerla a cedere la sua anima.
Poi arriva Henry e tutto cambia.
La storia, purtroppo, segue un copione piuttosto prevedibile, e anche il finale, per quanto faccia male è qualcosa di già visto.
La cosa che ho più odiato è non riuscire a capire le motivazioni della protagonista. Ci sono continui fleshback su quei trecento anni e nessuno è realmente felice. Sono tutti malinconici, venati di dolore, di solitudine eppure lei rifarebbe tutto perché grazie a questa scena ha avuto modo di vedere, conoscere.
Eppure non ci vengono mai mostrati questi momenti, queste emozioni, al punto che la tentazione di considerare la sua scelta a metà tra sadismo e capriccio è forte.
Non è questo che dovrebbe trasmettere. Dovrebbe mostrarci perché "vale la pena vivere così".
A un certo punto nel libro paragona la sua storia a quella di Sisifo.
Sisifo è stato condannato per l'eternità dagli Dei a trasportare sul versante della montagna un grosso macigno, ma una volta arrivato in cima questo masso ritorna alla base e lui deve ritrasportarlo, e ancora e ancora. Sisifo affronta quel viaggio sempre con speranza ma il finale non cambia mai.
E' lo stesso per Adeline. Però non riesco a percepire la sua speranza, i suoi veri desideri.
Invece ho amato Henry.

"e l’ironia non è certo sprecata con te, visto che in quella foga di vivere, imparare e trovare te stesso hai finito per perderti"

E' riuscito a toccare corde che nessun altro personaggio è riuscito mai a sfiorare. Questo fa ancora più male perché la sua storia è sepolta in un mare di grigio.
 

(Fanart ufficiale RosieThorn88)

Come ho già detto il libro introduce molte tematiche interessanti, come il significato della vita,dei segni che lasciamo...

«Secondo te, una vita vale qualcosa anche senza imprimere un segno nel mondo?» Il ragazzo si fa più serio, e deve aver colto la tristezza nella sua voce perché dice: «Credo che esistano tanti modi di valere». Estrae il libriccino dalla tasca. «Qui ci sono gli scritti di un uomo… Voltaire. Ma anche le mani che li hanno stampati. L’inchiostro che li ha resi leggibili, l’albero da cui proviene la carta. Ognuno di loro ha la sua importanza, nonostante sia il nome in copertina ad accaparrarsi tutto il merito.»
...del potere dell'arte, e della forza della idee...
I ricordi sono statici, invece le idee sono creature ribelli. Mettono radici, attecchiscono e si ingarbugliano, recidendo ogni legame con la loro origine. Sono argute, ostinate e forse – forse – anche a portata di mano.
Eppure nulla di tutto ciò è riuscito a colpirmi. Nulla è riuscito a superare la mia irritazione e la mia noia.
Mi spiace essere così dura, purtroppo sono rimasta davvero delusa. E anche se è piaciuto a tanti non riesco a consigliarlo.

Per ulteriori pareri e approfondimenti su questo libro vi consigliamo di dare un'occhiata ai blog che hanno partecipato con noi a questo blogtour:  Luislostinbooks Sylexlibris, Captain Nelyafinwee !
Ringraziamo tutte le persone che hanno partecipato con noi a questa bellissima avventura. Alla prossima!

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