Un assassino alle porte - recensione

Torna Sabaa Tahir con la nostra straamata saga "an ember in the ashes" 

Parliamo del terzo libro, in italiano noto come "un assassino alle porte"
Potete trovarlo in italiano o in inglese su Amazon oppure in inglese su bookdepository oppure se non avete letto il primo libro, qui trovate la nostra recensione.



The stories we tell have power, of course. 
But the stories that go untold have just as much power, if not more.

Sabaa Tahir dimostra ancora una volta di essere una delle migliori narratrici del nostro tempo.
Incalzante e intenso sono i due aggettivi più adatti per descrivere i suoi libri, e vale anche per questo. L'autrice inoltre riesca a dare a ciascun volume un'anima o un'impronta propria, originale, ma i libri invece di apparire diversi, si incastrano perfettamente.
A reaper at the Gates è leggermente sottotono rispetto ai primi due della saga, ma la qualità è sempre alta. La struttura rimane il punto forte del libro. I pov iniziano e terminano nel momento giusto per creare suspence e per impedirti di interrompere la lettura. ( la battuta "Just another capter" "Giusto un altro capitolo" è stata creata per i suoi libri).
La trama all'inizio prosegue lentamente, ma poi i colpi di scena iniziano a susseguirsi in maniera incessante. Alcuni sono piuttosto scontati ma Sabaa riesce sempre a inserirli e a svelarli in modo da dare il massimo impatto emotivo possibile. Abbiamo l'opportunità di conoscere altri aspetti del mondo da lei creato, soprattutto per quanto riguarda il suo passato, potendo in questo modo capire quali eventi hanno determinato la situazione attuale.
Il libro appare come un volume di transizione, l'ultimo momento di "formazione" prima di addentrarci nell'arco finale.
Ovviamente ancora una volta non c'è un momento di pace per i protagonisti (potevate aspettarvi altro da Sabaa Tahir?).
La storyline che mi è piaciuta di meno (ed è anche la più prevedibile) è quella di Elias perché alcune parti sono un po' ripetitive (come al solito è anche il personaggio più sfigato).
Helene mi è piaciuta molto e sicuramente dopo quanto accaduto nel libro precedente ha avuto lo sviluppo più inaspettato.

Fear does not rule me as it once did. 
But some days it stalks me with the ire of a jilted lover.

Laia è fantastica, continua ad essere una delle mie eroine preferite in assoluto. Ma non è il suo libro, perché la parte più importante del suo viaggio deve ancora venire. E' questo che il libro sembra dirci di lei: è l'ultimo momento di pace prima di dover mettersi in gioco per un'ultima fondamentale volta. E' difficile da spiegare senza fare riferimenti, ma ho davvero avuto la sensazione che Sabaa volesse sviare l'attenzione su alcune cose che la riguardano.    
Ho apprezzato molto anche il quarto pov, ma non aggiungerò altro per non fare spoiler (anche se basta aprire la prima pagina per poter capire di chi sto parlando).
I personaggi secondari qui sono di nuovo messi un po' da parte, fatta eccezione per due persone: Musa, la new entry e Avitas. Musa è il personaggio di cui questa storia aveva bisogno. Lo amerete. Invece Avitas si conferma uno dei personaggi migliori da lei creati, forse meritava più spazio. Ma  in fondo Sabaa non fa altro che rispettare la sua personalità perché lui è il tipo di persona che rimane sullo sfondo per osservare e per guardarti le spalle. Darin invece è troppo 'assente', avrei di gran lunga preferito un approfondimento del suo trauma e della sua storia. Infatti la storia di Laia è iniziata con lui, e in generale gli eventi lo qualificano come un elemento chiave per l'intera storia. Eppure ci sono momenti in cui ci dimentichiamo della sua esistenza.
Infine parliamo dei Villain. Amo tutti gli antagonisti (anche Marcus) soprattutto Keris. Continua ad essere la più intelligente e la più cattiva. C'è stata un momento in cui ho praticamente patteggiato per lei. La mia reazione è stata questa:


Vedremo il suo lato più umano (lo so che non ci credete, neanche io all'inizio ma è così)  ma continua ad essere la donna senza scrupoli e questa è la cosa che più amo di lei.

“I fear for you, Meherya.” Her voice trembled. 
“I fear what you will do if harm comes to those whom you love.”

Il Nightbringer in alcuni momenti è davvero odioso, però mi piace molto la sua storia. La cosa più interessante è il modo in cui Sabaa crea dei paralleli tra questo personaggio e le due protagoniste, in particolare Helene permettendoci di riflettere sulla linea sottile che divide carnefice e vittima e di come è facile essere entrambi.

You live and breathe and eat and sleep on the backs of those less fortunate. Your entire existence is due to the oppression of those you view to be lesser. But why you, Blood Shrike? Why did fate see fit to make you the oppressor instead of the oppressed? What is the meaning of your life?

Questi sono anche i presupposti attraverso cui Sabaa approfondisce uno dei temi principali del libro, ovvero quello dei rifugiati. È bellissimo il modo in cui la scrittrice è riuscita con semplicità a dare voce a chi vive questa esperienza e contemporaneamente darci l'opportunità di riflettere. 

Infine volevo parlare delle varie relazioni. Dal punto di vista del romance questo è per me il libro più soddisfacente. Ho amato tantissimo Laia e Elias. Mentre nel libro precedente i loro sentimenti si stavano assestando (anche se in realtà Elias è stracotto dal primo ) qui sono più espliciti e disposti ad ammettere e manifestare i propri sentimenti. Non sono gli unici che ho amato, ovviamente. Helene e Avitas sono molto dolci, e finalmente hanno un po' di spazio. Non meno importarti sono i rapporti familiari e quelli di amicizia. Per esempio Helene e Elias rimangono una delle amicizie più belle mai create, ed è bellissimo il fatto che dopo tutto quello che è successo continuavo a provare un profondo affetto reciproco.

Il finale del libro è stato un po'scontato per alcuni personaggi, mentre per altri sorprendente. Ho davvero paura per l'ultimo libro, perché al peggio non c'è mai fine. E Sabaa lo sa bene.

Voto: 4,5 non il mio preferito ma è un ottimo libro

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